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venerdì 28 marzo 2014

Mi immagino il primo giorno dopo il mio ritorno.

Mi immagino il primo giorno dopo il mio ritorno. Mi sto immaginando ogni piccola cosa, ogni minimo dettaglio. Mi immagino stesa sul mio letto su cui non dormivo da un anno a stringere le coperte mentre con gli occhi lucidi guardo le mie foto dell'Olanda. Immagino di ricordare il mio anno all'estero. Ricordo quando sono atterrata con quell'aereo ad Amsterdam, ricordo la paura, l'ansia, le mille domande. Ricordo la mia famiglia che mi aspettava all'aeroporto. Ricordo il viso della mia mamma ospitante. Con quel sorriso così accecante, quel viso che sembrava così diverso dalle foto. Ricordo il volto di mio padre. Un uomo posato, severo e un po' sulle sue ma dal quale si intravedeva comunque la serenità nel vedere la figlia che stava aspettando. Ricordo il viaggio in auto, la meraviglia nel vedere tutte quelle bici, quei mulini, nell'abbassare il finestrino per sentire sulla mia pelle quella pioggia che, per quanto possa sembrare assurdo, era diversa da quella della mia città. Ricordo lo sguardo di mia sorella quando ho aperto la porta e il successivo abbraccio che mi ha riportata a casa mia per qualche minuto. Ricordo il primo pranzo e l'imbarazzo quando non sapevo pronunciare una parola, quando non capivo cosa dicevano, quando dicevo qualcosa di sbagliato, quando chiamavo mia madre cavallo come nella pubblicità. Ricordo la mia scuola, la preside che mi stringe la mano, i visi dei miei compagni di classe così incuriositi da quei capelli rossi e quegli occhi celesti. Ricordo la foto di mia madre, quella vera, appesa nel mio armadietto. Ricordo la nostalgia ogni volta che la vedevo. Ricordo la prima volta che i miei genitori mi hanno presentata ai parenti come loro figlia e non come exchange student. Mi sono sentita a casa, nel posto giusto. Ricordo le infinite chiamate con mia madre che ogni mese, so che è brutto a dirsi, sentivo sempre più lontana, distante, distaccata da me. Come se stessi vivendo una vita alla quale lei non apparteneva. Ricordo il Natale festeggiato assieme. Ricordo il mio imbarazzo in mezzo a tutto quell'amore, quella complicità di cui io non facevo ancora parte. Ricordo l'immensa tavolata, piena di cibi nuovi, a me sconosciuti. Ricordo il mio compleanno, la pizza che mi offrii di preparare, quell'amore di cui ormai facevo parte. Ricordo il mio primo viaggio in treno per andare ad Amsterdam ed incontrare un'altra ragazza italiana, il mio primo dialogo in italiano dopo molti mesi, il raccontarsi le paure, i momenti felici. Ricordo l'incontro a metà campo, alle lacrime la prima volta che ho capito che ero a metà della mia esperienza, tutti i discorsi tenuti da altri italiani come me. Ricordo l'invidia nel leggere su facebook i post di chi aveva ricevuto la notizia della partenza, il voler tornare a quei giorni, a quei momenti. Ricordo la prima volta che mi hanno portata a mare, a quel sole che non vedevo quasi mai, cosa che nella mia città natale era all'ordine del giorno. Ricordo i capelli bagnati, mia madre che mi abbracciava per asciugarmi. Ricordo la prima festa con mia sorella, la prima foto insieme, la prima volta che l'ho fatta ridere nella sua lingua. Ricordo il mio ultimo giorno di scuola, gli sguardi di che non voleva dirmi addio e le lacrime di chi l'aveva già fatto. Ricordo la mia bandiera italiana piena di firme, di parole, di frasi.
''Che nessuno mai è pronto quando c'è da andare via.''
Quant'è vero. Non ero pronta a ritornare a casa ma quella data era ormai arrivata e il sorriso di mia madre e mio padre erano ormai svaniti per fare spazio alla tristezza, alla malinconia, alla nostalgia per qualcuno che era lì ma che se ne sarebbe andato a distanza di poche ore. Ricordo il viaggio in aereo di ritorno e le persone che non capivano perché stessi piangendo. Ricordo quando ho rivisto mia madre dopo un anno e ho trovato in lei quel sorriso che avevo visto nella mia madre ospitante. Rivedo in mio padre lo sguardo di quell'uomo posato che non avrei più rivisto. Risento nell'abbraccio di mio fratello quello di mia sorella. Passo dopo passo la mia città sembra così uguale a come l'avevo lasciata 11 mesi fa, come se tutto fosse rimasto com'era aspettando il mio ritorno. La mia camera è come la mia città, identica all'anno scorso. Ricordo la disapprovazione vedendo foto di due anni fa. Quante cose sono successe, quante sono cambiate... quanto sono cambiata io. Mi stendo su quel letto, lascio la valigia aperta prendendo delle foto e mentre stringo le coperte inizia la mia nostalgia.


Mi immagino il primo giorno dopo il mio ritorno. Solo così posso avere la pazienza di aspettare, solo così posso smettere di stringere quelle coperte, consapevole che la mia esperienza non è ancora iniziata.

lunedì 24 marzo 2014

19 Febbraio 2014-19 Marzo 2014


Un mese. E' passato un mese esatto dalla notizia tanto attesa. Un anno in Olanda mi aspetta e i giorni passano inesorabilmente tra tante domande, perplessità, dubbi, incertezze, paure e malinconie. La frase che purtroppo sento più frequentemente è ''Ho paura di perderti.'' No aspetta, fatemi capire. Io tra 150 giorni perdo la mia famiglia, la mia casa, la mia cultura, i miei amici, il mio paese, la mia lingua, tutto quello che ho costruito in 16 anni e tu hai paura? Io tra cinque mesi perdo tutta la mia vita, secondo te non ho paura?
Ho paura. Ho paura come poche volte ne ho avuta. Cosa ne sarà di me tra cinque mesi? Cosa ne sarà di noi, della mia gente, della mia famiglia. Mi considero una persona coraggiosa, una persona forte, sicura di se' ma in questo momento sono tutto tranne che questo. Alcuni mi hanno perfino detto che non sarebbero mai in grado di fare quello che sto facendo io. Altri che sono una vigliacca, che sto semplicemente scappando dai miei problemi. E se fosse così? Se io stessi veramente scappando dai miei problemi. Se io stessi veramente scappando da me stessa per poi ritrovarmi tra 150 giorni a comprendere che in realtà il problema sono sempre stata io e non gli altri, la società, la mia famiglia, questa città? Sempre e solo io? Sto perdendo tutta la mia vita, tutta me stessa per ritrovarmi in un altro paese, in un'altra lingua, in un'altra famiglia, in un'altra scuola, in un'altra casa e in un'altra cultura. So che ho preso la decisione giusta quando ho voluto andarmene a tutti i costi d qui e so che non me ne pentirò mai ma ho bisogno di persone che non abbiano paura di perdermi perchè ci metto così tanto ad affezionarmi ad una persona che gli altri non dovrebbero mai avere paura che io me ne vada da loro. Sono attorniata da gente che non mi da stimoli che non mi emoziona, che non mi attira, che non mi incuriosisce. Devo andare via. Magari questo non è il nostro posto, ci avete mai pensato? Nasciamo in luoghi che non scegliamo e subiamo. Un luogo non può essere come la famiglia da cui nasciamo e non scegliamo. Il luogo deve essere qualcosa che ci faccia venire voglia di svegliarci la mattina e dire: "Si cazzo! Sono nel posto giusto!"C'è chi questo posto lo andrà a cercare in Olanda, chi in Russia, chi negli USA, chi in Canada, Argentina, Ecuador, Germania, Danimarca, Norvegia o nel Belgio. C'è chi invece se lo creerà in quel paese, chi l'ha già trovato ma ne vuole un altro, chi purtroppo resterà in Italia e chissà, magari lo troverà prima di noi. Quello che ci accomuna è che stiamo cercando tutti il nostro posto, chi un paese chi in un altro, chi in un modo chi in un altro. Perciò spero che tra tre, sei o dieci mesi avremo tutti trovato quel luogo che diventerà il nostro. Quindi in bocca al lupo a tutti per quest'esperienza che cambierà non solo noi ma anche quella famiglia, quella scuola, quella città che ci ospiteranno. Un in bocca al lupo anche a chi non è stato preso perché nonostante tutto è pur sempre un vincitore.

''Magari vado via così alimento i miei difetti.''