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sabato 20 settembre 2014

 19 Agosto 2014- Ultimo giorno, ultime paure.

Restai lì a lungo, la mano appoggiata al bordo della finestra, a fissare il punto in cui è sparito. Magari potrebbe accorgersi di aver dimenticato di dirmi qualcosa e tornare indietro. Ma non torna. In quel punto rimane una specie di cavità invisibile che ha la forma della sua assenza. Era il 19 Agosto e il mio viaggio sarebbe iniziato tra sole 16 ore ma a causa di ciò che era successo mi sarei dovura allontanare da lui in quel momento. Era tutto così confuso e il sole di Lecce non riusciva a scaldarmi veramente. Ero fredda, insensibile, come se quel volo non fosse per me, come sei quei 10 mesi non fossero i miei. Avevo negli occhi la paura di stare per fare la cosa sbagliata. Questa volta ho paura. Ho paura di commettere un errore ad andarmene, ho paura di non riuscire a ricominciare, ho paura di non riuscire a stare bene. Trovare un equilibrio qui è quasi impossibile, ma almeno ho la certezza della famiglia, degli amici di sempre, di quelli nuovi... Ma se dovessi rompere l'ultima colonna, l'ultima certezza, l'ultima base della mia vita, allora riuscirei a rialzarmi? A ricostruire da zero?
Ed eccola lì. La mia colonna, la mia certezza, la base della mia vita che pezzo dopo pezzo va in frantumi. La persona a cui tengo di più, oltre la mia famiglia. Il mio migliore amico. Eccolo lì, che si spezza davanti ai miei occhi ormai proiettati verso una vita che non mi appartiene ancora. Lo vedo trattenersi dal piangere e vorrei abbracciarlo e scaldarlo veramente perchè questo solo non sembra in grado di farlo. Ma questo muro che ha creato lui stesso ci separa. Una lastra di un materiale invisibile che in un solo abbraccio si frantumerebbe riesce a separare due persone che un anno e 152km non hanno separato. Com'è possibile? Com'è possibile che 3000km sembrino più facili da distruggere di questa freddezza? Com'è possibile che io non voglia farlo? Che io non sia più disposta a rincorrerlo? Poi mi viene in mente un ricordo, un pomeriggio, un evento. Mi vengono in mente le mie lacrime, la mia rabbia, il mio sorriso nel vedere che gli altri non mi avevano lasciata sola. Ricordo una frase, anzi più di una che si inserì nel mio stomaco e mi fece sentire un nodo per molto tempo. Ma dovevo capirlo. Io dovevo capire che dopo la mia partenza avrei chiuso i contatti con molti, che il giorno del mio ritorno sarebbero cambiate troppe cose, troppe da capire, troppe da sopprtare. Ripenso ai miei ultimi cinque mesi nella mia città. Cinque mesi di paure, preoccupazioni, ansie che sono finite oggi con la mia morte. No aspettate, non prendetemi alla lettera. Oggi muio solo nella mia vita a Lecce, nel mio quartire, per rinascere in Olanda. Ma se sono io quella che sta per ''morire'' perchè la morte la vedo solo nei suoi occhi?
Lo vedo trattenrsi dal piangere, lo vedo mettersi le mani nei capelli, lo vedo solo. L'ultima colonna della mia vita si distrugge e io ora sono pronta per costruirne altre, magari più solide. Per anni mi sono costruita la mia stessa prigione, un mondo al quale non appartengo, ho fatto diventare in biaco e nero i miei sogni per venderli ai mostri nell'armadio. Oggi cambio, oggi prendo il mio coraggio, la mia vecchia dignità e riprendo in mano la mia vita.
Anzi.
Ne costruisco un'altra.
Alla fine, questo posto, mi ha dato tanto quanto mi ha preso. Per cui ho vissuto tanto quanto sono sopravvissuta. Dipende da come la isi guarda, io scelgo di vederla così e di ricordare questa città così.
Prendo in mano il mio zaino e guardo per un'ultima volta quella strada.
Poi sposto lo sguardo su di lui e mi rendo conto che non sono io ad aver perso, ma nemmeno lui.
La partita è solo finita...

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